Reskill: come gestire efficacemente un cambiamento aziendale

Quando un’azienda ha bisogno di modificare velocemente la sua organizzazione a causa dei cambiamenti che stanno avvenendo nel proprio settore o nell’economia, come può ricoprire i nuovi ruoli? Una soluzione è rappresentata dal reskill. Scopriamo insieme cos’è e in che cosa consiste.

In cosa consiste il reskill?

Il reskill permette all’azienda di difendere la sua competitività sul mercato generando profitti durante i periodi di grande cambiamento, senza perdere tempo né fare ingenti investimenti per l’assunzione di nuove risorse umane.
La definizione di reskill varia a seconda della fonte. In generale, si parla di questa metodica quando un dipendente viene aiutato ad apprendere le competenze di cui ha bisogno con lo scopo di andare a ricoprire un ruolo del tutto nuovo all’interno dell’organizzazione.
Ad esempio, un rivenditore potrebbe riqualificare i propri addetti alle vendite che lavorano in negozio affinché siano in grado di lavorare ad un nuovo servizio clienti che si svolge da remoto. Un cambiamento che prevede il riposizionamento delle vendite da farsi non più dal negozio ma tramite l’e-commerce.
Il reskill non va assolutamente confuso con l’upskill, il processo che aiuta le risorse umane a migliorare e ad implementare le competenze che già possiedono.
Con l’upskill si eroga una formazione che migliora qualitativamente le abilità esistenti del collaboratore, aiutandolo così a crescere nel proprio ruolo.
Tornando all’esempio del rivenditore che ha deciso di investire le sue risorse nell’e-commerce, grazie all’upskill potrebbe migliorare le competenze di alcuni dei suoi manager con una formazione focalizzata sull’analisi dei dati necessaria per ottimizzare la pianificazione dell’inventario o della logistica.

Quali sono i vantaggi per i dipendenti offerti dal reskill?

Quando si riescono a riqualificare i dipendenti per gestire un cambiamento che prevede per loro nuovi compiti e nuovi ruoli, è possibile risparmiare tempo e risorse finanziarie già nel breve termine.
In un’ottica di lungo periodo, invece, per mezzo del reskill il brand diventa più forte, si arricchisce di talenti e diviene fonte di continua innovazione.
Il reskill offre i seguenti vantaggi:

  1. Riduce i costi da sostenere per ricoprire i nuovi ruoli. Il processo di selezione tramite colloqui e relativa assunzione di nuovi dipendenti, è costoso e richiede molto tempo, anche prima di iniziare l’onboarding. Anche con un valido processo di selezione già testato, c’è sempre la possibilità che un’assunzione non vada a buon fine. Quando si riqualificano le risorse interne, invece, si evitano i costi ed i tempi di un lungo iter di selezione e non c’è neppure il problema dell’onboarding di una nuova persona.
  2. Contribuisce ad attrarre nuovi talenti. Un’ azienda che dedica tempo e risorse nel supportare i propri dipendenti a sviluppare nuove competenze ha un vantaggio nell’attrarre le risorse umane.
    I candidati che vogliono sentirsi apprezzati sul posto di lavoro spesso cercano aziende con la cultura della crescita professionale, preferendo datori di lavoro che diano loro opportunità di riqualificazione nei momenti di cambiamento e di miglioramento delle competenze.
    I collaboratori che fruiscono dei vantaggi della formazione continua sono entusiasti di condividere la loro esperienza con gli altri. Una cultura del reskill rafforza l’immagine dell’organizzazione e motiva le risorse umane a continuare ad imparare e a crescere.
  3. Aiuta a trattenere i migliori talenti. Per comprendere meglio i vantaggi del reskill puoi leggere la storia di Dorothy Vaughan, raccontata nel film americano “Il diritto di contare”. La protagonista gestì negli anni ’60 un gruppo di donne di colore, tutte matematiche che lavoravano alla NASA al programma spaziale statunitense, in pieno periodo di segregazione razziale. Quando seppe che la NASA aveva acquistato un nuovo computer IBM che aveva il potenziale per sostituire sia lei sia il suo team, prese dalla biblioteca un libro che trattava il linguaggio di programmazione IBM, chiamato Fortran, lo imparò e lo insegnò a tutto il suo team. Riqualificando se stessa e tutte le sue colleghe, riuscì a salvare il posto di lavoro. Non solo: divenne una programmatrice talmente esperta che assunse un ruolo centrale nel programma di lancio dei veicoli spaziali della NASA, rimanendovi fino al suo pensionamento.
    La storia di Dorothy Vaughan è commovente, ma non avrebbe avuto successo se non fosse stata motivata a fare un reskill da sola.

Come può un’organizzazione creare un programma di reskill?

Gli sforzi per riqualificare le risorse dell’azienda sono tanto più efficaci quanto più fanno parte della sua cultura. Il primo passo è far propria la cultura della formazione dando la possibilità di individuare obiettivi annuali e stabilire come raggiungerli mediante attività formative utili a sviluppare competenze.
Ad esempio, un membro del team potrebbe individuare una nuova tecnologia che non si sta ancora utilizzando in azienda, ma ritiene che possa rappresentare il futuro o comunque essere utile per migliorare la produttività in azienda. Così potrebbe chiedere di rendere l’apprendimento di quella tecnologia parte del piano di formazione aziendale.
Per aiutare i dipendenti a raggiungere i loro obiettivi di apprendimento, un programma di reskill richiede alcune risorse specifiche, quali:

  1. Un programma per la certificazione delle competenze. Se esiste un programma per la certificazione delle competenze, può essere utilizzato per supportare i dipendenti ad identificare le lacune nelle loro competenze e a fissare obiettivi formativi sia per il ruolo che attualmente ricoprono sia per quello che si preparano ad assumere. Il programma serve anche a monitorare i progressi dei dipendenti durante il loro percorso di crescita.
  2. Corsi di formazione su competenze specifiche. Un programma formativo, per quanto completo, potrebbe non essere sufficiente per una particolare attività di reskill. Potrebbero esserci dipendenti che desiderano una formazione che non è stata programmata. Questo è il momento in cui ha senso investire nella formazione dei dipendenti. Facciamo un esempio ed ipotizziamo che il settore in cui si opera è l’assistenza agli anziani e il programma annuale delle formazioni si concentra esclusivamente sull’analisi dei casi clinici. Se c’è un infermiere che desidera imparare l’analisi dei dati per migliorare la permanenza dei residenti nella struttura, diventerà fondamentale trovare un formatore esperto in informatica che supporti l’infermiere nel riqualificarsi su questa specifica competenza.
  3. Incoraggiare il job shadowing. Spesso si pensa al job shadowing come ad un qualcosa che aiuti gli stagisti o i nuovi assunti ad avere un’idea di come sia realmente un particolare ruolo. Esistono due modi in cui lo shadowing tra i dipendenti può aiutare a riqualificarsi acquisendo delle competenze.
    Un primo modo è rappresentato da un membro di un team che può seguire i membri di un altro team per apprendere come svolgono il loro lavoro. Successivamente quel dipendente può condividere con il suo attuale team le esperienze vissute, consentendo di allargare le competenze e la base di conoscenze dell’intero gruppo.
    L’altro modo è rappresentato da un dipendente che desidera ricoprire un nuovo ruolo potrebbe seguire un collega che sta facendo proprio quel lavoro. Ad esempio, una risorsa addetta al controllo qualità che desidera lavorare come sviluppatore, potrebbe seguirlo per capire quali competenze dovrà acquisire e come dovrà utilizzarle.
  4. Aiutare i dipendenti a sfruttare la loro esperienza. I dipendenti spesso hanno già le conoscenze e le competenze necessarie per passare ad un nuovo ruolo, grazie anche al lavoro che stanno svolgendo. Ad esempio, un esperto di contabilità che gestisce i clienti aziendali potrebbe disporre delle competenze che lo renderebbero prezioso anche come consulente per altri clienti.

Si tenga presente che l’evoluzione nel ruolo non deve essere necessariamente “resta nel ruolo attuale o passa a quello nuovo”. L’esperto contabile può essere in grado di fare consulenze per l’azienda, con un incremento delle proprie competenze, pur rimanendo nel ruolo di contabile.