Costretti a casa per l’emergenza sanitaria in corso, obbligati a imparare in fretta a gestire il lavoro digitale, del quale – francamente – molti avrebbero anche fatto a meno. Quanti in questi giorni di forzata permanenza tra le mura domestiche si sono sentiti prigionieri (e vittime!) della tecnologia? Per esorcizzare il problema, ecco una guida di resistenza semiseria per chi si sente costretto a pratiche che non gli appartengono.
Gestire la comunicazione digitale
La comunicazione digitale è ciò più di altri strumenti ci sta trasportando verso un nuovo modo di concepire le relazioni sociali e di lavoro. È importante farlo bene, soprattutto perché ci si parla e… ci si vede!
- Se ci invitano a una web conference, è bene scaricare l’app o il programma che utilizzeremo e completare la procedura di iscrizione prima dell’orario di inizio, per evitare spiacevoli ritardi.
- Se si è impegnati in una videoconferenza, è importante vestirsi! La tuta e il pigiama sono comodi, ma è importante ricordare che in un “incontro virtuale a distanza” i nostri interlocutori ci vedono.
- Quale foto abbiamo usato per il profilo che usiamo per lavoro? Sempre meglio controllare ed evitare immagini eccessive.
Lavoro digitale e email
Le email fanno parte da tempo del bagaglio di competenze e pratiche lavorative anche dei non nativi digitali, ma le drammatiche circostanze che ci costringono alla distanza sociale ne hanno aumentato incredibilmente il numero. Ne inviamo e riceviamo decine al giorno! È bene quindi seguire delle semplici indicazioni, per evitare di risultare eccessivi.
- Controllate la lunghezza: una mail di poche righe è l’ideale, dalle 10 alle 15 righe è impegnativa, oltre le 25 è un trattato insopportabile.
- Controllare sempre a quante persone è stata inviata una mail prima di fare “Rispondi a tutti”.
- Limitare l’uso delle PEC, perché se la burocrazia ci fa sentire al sicuro, complicheremo senz’altro la vita di chi la riceve: una PEC non si legge sugli smartphone e gli allegati si aprono con difficoltà.
- Evitare di mandare mail mute, senza testi di accompagnamento, e allegati con nomi generici che non ci spiegano quale è il contenuto.
WhatsApp e Social Media, nuovi strumenti per il lavoro digitale
- Se si scrivono messaggi WhatsApp, Telegram le regole di ortografia e grammatica sono benvenute, quindi sì a punteggiatura, congiunzioni e maiuscole.
- Evitare abbreviazioni, anche quelle entrate in uso quotidiano, perché non c’è bisogno di risparmiare caratteri. E poi, scrivere “che” a posto di “ke” non ha mai ucciso nessuno!
- Non usare faccine e meme, poiché in campo lavorativo sono inopportuni.
- Avere più di 20 gruppi WhatsApp attivi sta per essere riconosciuta come malattia psico sociale!
- Le foto del mare vanno bene su Social come Instagram o Facebook, su LinkedIn si trattano temi professionali e su Twitter possiamo azzardare opinioni politiche. Meglio non invertire i social se si vogliono evitare effetti collaterali gravi.