Insieme all’immensa mole di dati generati quotidianamente da dispositivi elettronici di ogni genere connessi alla Rete, è nata anche una nuova esigenza: quella di gestire e raccogliere un’enorme quantità di dati ed analizzarla. Si tratta di trasformare dati grezzi in informazioni utili per risolvere problemi all’interno di un campo aziendale: è qui che entra in gioco la figura del Big Data Analyst, una delle professioni più promettenti del futuro.
Secondo una ricerca effettuata dall’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence del Politecnico di Milano, questa sarà la professione più ricercata dei prossimi cinque anni. In Italia il mercato dei Big Data cresce: continua il trend positivo, tanto da raggiungere nel 2018 un valore complessivo di 1,393 miliardi di euro, in crescita del 26% rispetto all’anno precedente. Obiettivo dell’Osservatorio quello di evidenziare il valore strategico degli Analytics nelle grandi organizzazioni e nelle Piccole e Medie Imprese. Dall’edizione di quest’anno emerge l’esigenza di sviluppare competenze specifiche nel settore e creare team dedicati per ottimizzare i processi aziendali. I dati infatti mostrano una crescita significativa nel settore dei Big Data, previsioni ancora più ottimistiche per il prossimo anno grazie agli investimenti delle grandi aziende nel settore dell’innovazione.
Ma di cosa si occupa un Big Data Analyst?
Data l’enorme mole di informazioni che ogni giorno abbiamo a disposizione attraverso gli smartphone, i social network e le ricerche su Google, c’è l’esigenza di ordinare e gestire questo continuo flusso di dati. Per questo si fa riferimento alla figura del Data Analyst, che deve avere la capacità di orientarsi tra milioni di informazioni che riguardano un sistema aziendale, al fine di individuare in modo semplice un dato utile a sciogliere un problema o a rendere più semplice una decisione complessa. Vari sono gli ambiti di applicazione di uno specialista in analisi dei dati: dalla gestione dei trasporti alla grande distribuzione organizzata, dall’organizzazione del lavoro, dalle aziende alla sanità, dalle banche fino alle assicurazioni.
Quali competenze specifiche deve avere un Big Data Analyst?
In primo luogo capacità di programmazione. È un professionista con capacità analitiche e con una predisposizione per il ragionamento matematico e statico. Al tempo stesso, deve avere doti comunicative e deve saper presentare i dati in una forma visiva chiara e comprensibile per tutte le aree aziendali. A questa professione possono accostarsi figure provenienti da percorsi formativi differenti, che vanno dall’ingegneria gestionale, all’economia, alla matematica e all’informatica, ma non solo. Rientrano nell’ambito anche persone che hanno conseguito studi umanistici.
In Italia quali sono gli istituti che promuovono il percorso di studi in Big Data Analyst?
L’Università di Tor Vergata a Roma è la prima in Italia a proporre un corso formativo riguardo i Big Data, seguita da Bologna e Pisa, che hanno attivato due master dedicati al mondo dell’analisi dei dati. In Italia sono nati altri corsi negli ultimi anni, uno all’Università Bocconi di Milano, uno a Siena, in seguito alla crescente richiesta di figure specializzate in questo ambito. Anche l’Università di Roma La Sapienza ha attivato un vero e proprio corso di Laurea Magistrale in Data Science. Non c’è dubbio che tra quelle emergenti, questa sarà la professione più promettente dei prossimi anni.