Ne abbiamo parlato in tempi in cui sembrava una pratica lontana dall’essere applicata. Oggi invece lo smart working è diventato un imperativo per tutte le aziende e gli uffici pubblici. Colpa dell’epidemia di COVID-19 che in questi giorni ha stretto il nostro paese, l’Europa e il mondo intero in una emergenza di cui non si vede la fine.
Volendo semplificare al massimo, smart working significa “lavorare da remoto”, lontano dal proprio posto di lavoro, e in Italia è – o meglio, era – un fenomeno piuttosto recente ancora in via di sperimentazione e valutazione. Ora però l’emergenza ha reso il ricorso al “lavoro agile” una necessità a cui tutti sono stati obbligati.
Smart working o telelavoro?
Smart working non è solo lavorare lontano dal proprio ufficio, ma una “nuova filosofia manageriale” secondo la definizione dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, fondata sulla restituzione di autonomia ai lavoratori, liberi di scegliere luogo e orari di lavoro, ma vincolati da risultati stabiliti. Parole d’ordine di questa nuova organizzazione lavorativa sono personalizzazione, flessibilità e virtualità, con una trasformazione completa del modello organizzativo dell’azienda, soprattutto nella relazione tra individuo ed azienda.
Talvolta lo smart working viene confuso con il telelavoro, dal quale differisce proprio per la personalizzazione e la flessibilità di cui parlavamo: se con lo smart working non siamo tenuti a luoghi da cui svolgere il lavoro o a orari, nel telelavoro il lavoratore deve svolgere la sua prestazione da una postazione esplicitamente definita nel contratto e secondo orari stabiliti.
Vantaggi e svantaggi dello smart working
A giudicare dal riscontro positivo dello smart working in termini di produttività e di soddisfazione dei lavoratori, bisogna dire che i vantaggi nell’applicare questa nuova “filosofia lavorativa” sono molti, e vanno dall’aver ritrovato i giusti tempi per il lavoro, per se stessi e per la famiglia, all’ottimizzazione dei costi. Allo stesso tempo, il mancato rapporto con i colleghi, le possibili distrazioni, l’essere potenzialmente sempre reperibili vanno segnalati come svantaggi.
Ad ogni modo, un’indagine condotta dall’Università Bocconi nel 2018 affermava che il collaboratore in smart working è più soddisfatto e offre performance migliori rispetto al dipendente costretto otto ore al giorno in ufficio, confermando quindi le potenzialità di questa modalità lavorativa.
Consigli per affrontare al meglio lo smart working
Anche se l’emergenza sanitaria ci ha costretti ad organizzarci e adattarci in fretta, ecco facili consigli per affrontare al meglio lo smart working:
- 1. Separare il lavoro dalla vita privata è piuttosto complicato. Può tornare utile mantenere una routine molto simile a quella che avevamo in ufficio, con orari e giorni stabiliti da dedicare al lavoro. È sempre importante fare pause e ricordarsi di dedicare del tempo a sé stessi.
- 2. Individuate uno angolo in casa da adibire ad ufficio: vi sarà molto utile per avere i vostri spazi e tempi.
- 3. Le interruzioni in casa sono più frequenti, quindi se si è costretti ad interrompe un lavoro per un imprevisto è bene riprendere da dove si è lasciato, magari lasciando un promemoria sulla scrivania.
- 4. Mantenere contatti regolari con il proprio team di lavoro è importante, anche per tenere alto l’umore e la progettualità. Grazie alla tecnologia è oggi possibile comunicare a distanza, collaborare in remoto e partecipare a riunioni virtuali.
- 5. Stabilite delle regole e comunicatele a familiari e conviventi. Anche se le regole verranno disattese non importa, basta mantenere la calma e ripeterle, senza modificarle di volta in volta!